L’artista che fonde ferro e vetro in un incredibile abbraccio.
Nascosto in una stretta calle nel cuore del sestiere di San Marco si trova lo studio di Lorenzo Passi. Muri e pavimento delle stanze sono grezzi e le opere sono adagiate su strutture sospese per sfuggire all’acqua alta. Dall’accesso secondario riverbera il riflesso dell’acqua e si percepiscono gli odori di Venezia.
Le originali sculture in vetro e metallo si inseriscono perfettamente in questo ambiente rustico e in leggera penombra, illuminato appena da qualche tipica lanterna veneziana e dalla luce intensa del sole che filtra dall’accesso al canale.
Qui Lorenzo lavora il ferro e lo forgia prima di partire con la sua barca per cercare un po’ pace in laguna ed andare nelle fornaci di Murano per soffiare la pelle di vetro sulle sue sculture.
E in questo magazzino c’è un inventario di oggetti, pezzi di metallo, legni raccolti in spiaggia, cocci, perfino le radici del vecchio albero di famiglia: tutti elementi cui Lorenzo attinge per creare le sue opere.
Dall'atelier all'artista
Visitare lo studio di un artista è un po’ come entrare nel suo mondo: si osservano le sue cose, si ascoltano le storie, così dall’apprezzare le opere si passa a scoprire qualcosa in più dell’individuo.
Persona riservata e sensibile, occhi trasparenti, il suo animo amichevole e gentile vince l’iniziale timidezza, come la pelle di vetro delle sue opere che fuoriesce e deborda dalle gabbie di metallo. Sorseggiando un the abbiamo fatto una piacevole chiacchierata e Lorenzo ha risposto con grande disponibilità alle domande di questa breve intervista.
- Da Milano a Bologna, da Murano ad un piccolo villaggio della Finlandia, infine Venezia: viaggi, esperienze di studio e di lavoro che ti hanno segnato.
Dove sono le tue radici?
Fin da piccolo ho fatto una vita un po’ nomade, poi ho sentito la necessità di avere un posto a cui legarmi, ho cercato (ed ho trovato) Venezia. Ma c’è sempre una tensione, un’artista non può stare fermo perciò non escludo nuovi spostamenti ed altre esperienze all’estero indispensabili per arricchire il mio curriculum. Penso ad esempio agli Stati Uniti dove c’è un tessuto sociale più curioso nei confronti dell’arte.
- Con il vetro è stato amore a prima vista. Raccontaci del tuo primo incontro e del rapporto con questo materiale così incredibile.
Mio nonno amava molto il vetro e forse a casa sua ho preso contatto per la prima volta con la materia. Ma la folgorazione è avvenuta a meno di 20 anni all’incontro con Joan Crous artista catalano con cui ho collaborato. Lì ho capito che il vetro sarebbe stato il mezzo per rappresentare il mio pensiero.
Poi a Murano mi sono innamorato della lavorazione, toccando la materia ho scoperto la passione a livello manuale. E l’esperienza del lavoro in bottega mi ha indirizzato nel mio percorso.
Facendo mia la tecnica sono passato ad un nuovo grado di interpretazione, ho acquisito uno strumento in più che mi permette di pensare “in vetro”. Quando colleghi il cervello alle mani hai accesso ad un altro livello creativo.
- Nel tuo lavoro usi materiali di riciclo con l’idea di raccontare delle storie.
Come scegli i pezzi che incorpori nelle tue opere di vetro?
Spesso seleziono oggetti che mi fanno venire in mente cose che oggi non ci sono più (ad esempio vecchi ferri da stiro, antichi utensili…) Prendo quello che hanno vissuto, parto da questo ricordo e gli do nuova vita. Il mio soffio di vetro dentro la struttura di metallo fa sopravvivere quell’oggetto nel tempo, perché il vetro è eterno. E le opere sopravvivranno a me, forse è anche una mia vanità di immortalità.
- Un artista è spesso un narcisista ma altrettanto spesso un introverso.
Come ti aiuta l’arte ad esprimere le tue emozioni?
L’arte mi offre un linguaggio che è come un libro aperto in cui posso inserire la mia emotività. Ne esce un messaggio forte ed un’intimità profonda…di certo mi sento più a mio agio nell’esprimermi attraverso le mie opere anziché parlare ad una conferenza (lol)
- Nell’installazione “I built a canopy for dreams” hai esplorato il tema dei sogni. Qual è il sogno di Lorenzo Passi?
Vorrei poter arrivare a tutti attraverso quello che faccio. Io ci provo ma non so se ci riesco… è un sogno appunto! E soprattutto mi piacerebbe arrivarci senza dover scendere a troppi compromessi.
- Secondo te c’è un filo rosso che unisce arte, artigianato e design?
Arte, artigianato e design sono tre categorie che spesso si intersecano e convivono. Io però sono un’artista, non un artigiano. C’è già un eccesso di oggetti e io non sono interessato alla riproduzione dei miei pezzi. L’arte secondo me ha una marcia in più, ovvero l’estro dell’artista che serve a creare qualcosa di interessante e unico.
- Per concludere posso chiederti a cosa stai lavorando adesso? Puoi svelare qualcosa del tuo prossimo progetto?
Sto lavorando ad un progetto che si ispira al film Videodrome di Cronenberg, uno dei miei registi preferiti. Voglio realizzare una serie di schermi di vetro dentro cui proiettare degli spezzoni di video, sarà una sorta di macchina dove potersi esprimere apertamente liberandoci dalle maschere. C’è una parte tecnologica che sto studiando assieme ad un amico e l’idea è di creare un’installazione con tutti questi schermi…ma vi lascio la sorpresa!
Breve biografia
- Nato a Milano nel 1985 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
- Dopo la maturità si trasferisce a Venezia e lavora come apprendista per varie vetrerie di Murano.
- Nel 2009 vince una borsa di studio alla scuola del Nuutajärvi Glass Village in Finlandia.
- Nel 2011 ritorna a Venezia dove tuttora vive e lavora.
Dal 2013 partecipa a numerosi concorsi, mostre personali e collettive alla Triennale di Milano, al Museo dei Vetro a Murano ma anche a Pechino e Seoul.
Le sue opere sono esposte alla galleria Marignana Arte a Venezia che da anni crede nel talento di Lorenzo promuovendo la sua arte.